Se il Biellese è conosciuto in tutto il mondo come terra di lana, forse non tutti sanno che è anche terra di acqua. Fa parte della fascia alpina sormontata dal Monte Rosa ed è solcata da alte valli in cui l’acqua scorre nei ruscelli e nei torrenti che scendono a valle con grandi salti. È l’acqua piovana delle Alpi che giunge ai canali ramificati dell’irrigazione, alle risaie, movimentando mulini e macchinari protoindustriali e che per un lungo tempo è stata il motore dell’ industria locale fino all’avvento dell’energia elettrica.
L’acqua di cui parliamo non è un’acqua qualsiasi, perché quella del biellese, che nasce 1.500 metri sottoterra, ha proprietà intrinseche particolari. Scorrendo lungo terreni privi di gesso e di calcare le acque sono povere di quella durezza e concentrazione di sali minerali per cui fin dall’origine poteva essere sfruttata al suo stato naturale, senza necessità di correggere con sostanze neutralizzanti. Serviva meno sapone per il lavaggio e la rifinitura delle stoffe, era l’ideale per lavare e trattare il vello ovino, trasformare la lana in filati pregiati ed essendo buona e purissima anche per produrre una birra storica come la Menabrea.
In questo territorio la vita e l’industria, del tessile in particolare , così devono tutto a questa capillare e copiosa rete idrica naturale. Per questo l’acqua ci fa da fil rouge per raccontare le storie di questa terra, con i suoi primati industriali, in cima a tutti quelli tessili, ma anche quello della birra.
Le prime filande sorsero già nel XVIII secolo, preludio di un’industria tessile che per i 200 anni successivi fu sempre fiorente. I primi lanifici sorsero sui corsi d’acqua, concentrati in particolare in Valsessera lungo il torrente Sessera, o lungo il fiume Sesia o i torrenti del Cervo ed Elvo, che fecero di Biella la capitale della lana , crocevia tessile con la materia prima che viaggia dalla Mongolia alla Cina, alla Nuova Zelanda, all’Australia, al Perù, al Giappone, agli Stati Uniti, all’intera Europa. Insomma, se chiedete su un altopiano della Mongolia dove si trova Biella sanno rispondervi.
Ermenegildo Zegna e l'archivio di Casa Zegna a Biella
È seguendo il filo dell’acqua che si può giungere a visitare la Casa Zegna, per scoprire che ci sono vicende come quella dell’uomo (e industriale) illuminato Ermenegildo Zegna, per cui l’acqua è storia di lavoro e di vita. Elemento prezioso perché dove nacque Zegna, a Trivero, ce n’è poca, scorre via in fretta e raggiungerla e raccoglierla è dispendioso e complicato. Eppure, per il conte, padre fondatore dell’azienda che diventerà leader mondiale per i filati naturali, non ci sono dubbi.
Nel 1910 il suo lanificio lo apre proprio qui, a Trivero, lontano dall’acqua ma vicino alla sua gente, con la forza motrice che viene trasportata, tutelando così il suolo, valorizzandolo, salvaguardando la comunità e il territorio, lasciando alle montagne i loro boschi, ai ruscelli i propri argini, alle acque la libertà di scorrere. E lasciando alle sue stoffe di nobilitarsi della purezza di queste acque sorgive. Stoffe di altissimo pregio dietro cui c’è sempre stato un pensiero, un’idea senza tempo e fluida come l’acqua: “essere evoluzionisti, scavalcare continuamente il mercato proponendo nuova qualità e fantasia”.
E quando la vocazione di una vita è l’attenzione e la cura socio ambientale tutto il suo operato va in tale direzione. Per questo nel 1938 Zegna intraprese l’importante costruzione della Panoramica Zegna, 26 km di strada, oggi provinciale, che si snodano tra centinaia di migliaia di conifere e rododendri coltivati, dall’Alta Valsassera alla Valle Cervo, correndo in altitudine sulla pianura padana. Oggi lungo questa direttrice si estende l’Oasi Zegna, inaugurata dagli eredi di Ermenegildo nel 1993 come ulteriore espressione dell’amore per le valli biellesi, con un habitat naturale di boschi, sentieri e incantevoli fioriture, un paradiso per il turismo lento da percorrere e scoprire nelle diverse esplosioni stagionali.
FILA e la Fondazione FILA Museum
E poi ci sono storie appassionanti e anomale come quella di Fila, oggi marchio cult conosciuto in tutto il mondo, che nacque proprio qui vicino a Biella, sulle sponde del torrente Sessera in Valsessera come stabilimento laniero. È molto interessante esplorare il Museo Fila della Fondazione Fila di Biella, perché racconta e documenta di questo percorso anomalo, dalle origini di filati di qualità a brand dell’abbigliamento sportivo divenuto un’icona. L’inconfondibile F rossa e blu ha fatto la storia dello sport a partire dai primi completi da tennis a costine e con inserti colorati quando sui campi vigeva invece il total white, o con le calzature. A indossarli furono Bjorn Borg, Adriano Panatta, Gabriela Sabatini, Monica Seles o Boris Becker. La Fila ha sponsorizzando lo sci, addosso ad Alberto Tomba e Deborah Compagnoni e ha accompagnato imprese pionieristiche nonché eroiche come la scalata dell’Everest di Reinhold Messner, o il giro del mondo in solitaria di Giovanni Soldini .
Insomma, un brand che lanciandosi sempre nel rinnovamento e nell’innovazione ha sempre espanso sfide e confini, pur mantenendo saldo il rapporto con la natura, il corpo, e con le sue origini, chiudendo un cerchio che alla fine riconduce all’acqua. Lo sanno bene i nuotatori olimpici che nei loro costumi Fila scivolano dentro l’acqua come delfini nel loro elemento naturale. Ce lo ricordano gli scalatori che affrontano i ghiacci, i velisti che planano sulle onde e i tennisti madidi del sudore delle loro instancabili vittorie.
MeBo Casa Menabrea Museo della Birra e Museo Botalla
È sempre l’acqua purissima e leggera delle Alpi Biellesi protagonista anche della birra Menabrea .
Perché è vicino all’acqua, lungo la roggia di Biella che nel 1846 nasce lo storico birrificio, che nel 1872 sarà definitivamente acquistato da Giuseppe Menabrea. Si tratta del più antico in Italia, la cui storia potete approfondire visitando il Museo Casa Menabrea di Biella, curiosando tra un archivio di 2.800 immagini e 3.000 bicchieri o tra gli antichi attrezzi a macchinari che ne illustrano i processi di produzione. Oppure pasteggiando direttamente con una delle storiche birre, al ristorante Birreria Menabrea, annesso all’antico birrificio. Bionda o Rossa, ambrata, Weiss, Strong o Top Restaurant, dal gusto più o meno pieno e raffinato, rotondo e deciso, corposo, strutturato o torbido, dalla schiuma aderente e persistente o evanescente che sia, la birra Menabrea è ricavata dalla miscela di materie prime eccellenti, tra cui primeggia l’elemento prezioso, la purissima acqua delle fonti biellesi, insieme al malto, al luppolo, al mais, al miele, al riso… Ingredienti selezionati che fin da subito ne decretarono il successo, che negli anni Ottanta del Novecento la portò a varcare definitivamente i confini di oltre trenta paesi.
Del Museo Menabrea fa parte inoltre un’altra azienda di lunga data, la Botalla Formaggi, che narra anch’essa di relazioni tra l’acqua sorgiva e i verdi pascoli delle Alpi, la grande varietà di erbe e il clima favorevole, come mix di fattori imprescindibili per un latte, burro e formaggio genuino e di qualità.
Loro Piana, Sella e Fondazione Pistoletto
Di dinastie tessili che detengono primati internazionali Biella è ancora più ricca. Pensiamo a Loro Piana, marchio leggendario per il suo cashmere, oggi un must del lusso in tutto il mondo. Fu fondato nel 1924 da Pietro Loro Piana, la cui famiglia originaria di Trivero, era già attiva dall’Ottocento nel commercio della lana di qualità. Ma è il nipote Franco a fare il grande salto ed espandere la produzione nella Valsesia. E ancora ricordiamo i Sella, che prima di diventare banchieri, accumularono la loro fortuna grazie alla produzione tessile da quando nel 1835 avviarono il lanificio, importando dal Belgio le prime strutture per la pettinatura della lana e della filatura. La Fondazione Sella visitabile a Biella con il suo archivio è impegnata nella valorizzazione culturale del territorio con pubblicazioni, convegni e mostre, una tra le quali fu proprio dedicata ad “Acqua e lavoro. 1200 anni di storia, attraverso documenti di archivio, del rapporto tra la forza motrice e il lavoro nel Biellese”. A testimonianza dell’importanza dedicata a questo elemento così vasto e “fluido”.
E per finire da dove abbiamo cominciato, l’acqua, l’ultima tappa di questo racconto non può che prevedere un’esperienza alle Terme Culturali alla Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella, in un percorso pensato per riattivare, grazie ai trattamenti, alle proprietà dell’acqua e dell’arte, “il muscolo atrofizzato della sensibilità”.